La tua guida definitiva sul gravel, a cura di Wilier Triestina

Come scegliere la gravel bike giusta per te

Telaio in carbonio, acciaio o alluminio? E le ruote? Quali saranno i pneumatici più adatti? Le domande a cui rispondere in fase di scelta possono essere davvero tante. Facciamo chiarezza.

La scelta della bicicletta è sempre un momento delicato ancora di più quando si parla di gravel. Comuni errori in fase di valutazione possono pregiudicare non solo le prestazioni, ma soprattutto possono trasformare un divertimento in un vero e proprio calvario. Fermarsi un attimo a ragionare dando alle emozioni il giusto peso diventa quindi fondamentale per ordinare le idee ed individuare alcune priorità. In poco tempo si troverà la risposta alla fatidica domanda: bici gravel quale scegliere?

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Geometrie e materiali del telaio

Il gravel da semplice moda e tendenza in pochi anni è diventata una vera e propria disciplina. A metà degli anni 2000 le prime gare negli Stati Uniti vedevano poche decine di atleti al via. Oggi le stesse rassegne attirano l’attenzione di migliaia di ciclisti da ogni parte del mondo. E il gravel - si sa - non è solo competizione, ma anche libertà, natura e avventura. Questa evoluzione ha portato anche ad una diversificazione della proposta del prodotto. Oggi le bici gravel in carbonio stuzzicano le fantasie di molti ciclisti, ma è necessario fare un passo indietro e cercare di individuare prima di tutto la destinazione d’uso, i percorsi che abitualmente si affrontano e le risposte che si vogliono ottenere dal proprio mezzo.

In seconda battuta è indispensabile ragionare sulle misure del telaio prendendo come base di partenza i propri dati antropometrici: statura ed altezza del cavallo. Come qualsiasi buon sarto chiamato a confezionare un abito su misura così il ciclista per trovare il giusto telaio. Al bando i confronti tra le taglie soprattutto quando si confrontano marchi diversi perché contano di più le geometrie: angoli, altezza e lunghezza delle tubazioni.

In questa fase l’aiuto di un biomeccanico qualificato e di un negoziante esperto e adeguatamente formato sul prodotto potrà sciogliere ogni dubbio e ridurre il margine d’errore. Anche il bike test è una operazione da non escludere a patto di riuscire a testare un mezzo il più possibile “a misura”.

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Una volta individuate le giuste misure della bici gravel ci si potrà interrogare con maggior serenità sul materiale del telaio. Una questione che deve far rima anche con il budget a disposizione. La fibra di carbonio è di sicuro il materiale che concede una maggiore “creatività” in fase di progettazione e sviluppo riuscendo al tempo stesso a garantire peso contenuto, elasticità verticale e rigidità laterale. Un’operazione resa possibile dal fatto che un telaio in carbonio può essere composto da diversi strati di fibre con differenti densità che uniti a particolari resine possono garantire caratteristiche strutturali difficilmente replicabili con l’impiego dell’acciaio o dell’alluminio. Un tubo in fibra di carbonio può essere studiato centimetro dopo centimetro e queste sezioni possono quindi avere anime differenti a seconda delle risposte che si vogliono ottenere dalla bicicletta.

Non è detto però che un telaio in fibra di carbonio sia sempre la scelta giusta. È sempre la destinazione d’uso a sciogliere ogni dubbio. Se ad esempio amiamo l’avventura, le imprese in solitaria, i viaggi, ed il peso non è un'ossessione, ecco che un telaio gravel in acciaio offre caratteristiche strutturali di assoluto valore unite alla possibilità di riparare eventuali rotture con relativa semplicità anche in contesti ambientali che hanno qualcosa da spartire con le comuni officine. Un telaio in alluminio può essere un buon compromesso per tutti coloro che intendono fare il primo passo in questa nuova disciplina nel mondo delle bici gravel. Parliamo di un materiale che permette inoltre di “giocare” di più con le forme e gli spessori dei tubi rispetto all’acciaio: un processo che migliora la resa del telaio, ma che incide anche sui costi di produzione e di conseguenza sul prezzo finale.

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Ruote e copertoni per rendere al massimo

Le ruote gravel giocano al pari del telaio un ruolo determinante. L’intervallo di utilizzo di una bicicletta gravel può essere molto ampio: con la medesima bici è possibile prendere parte senza troppe pretese di classifica ad una granfondo su strada ed allo stesso tempo avventurarsi su percorsi sterrati più o meno pesanti. Un allestimento troppo azzardato con copertoni gravel non adatti al fondo stradale ed alle condizioni ambientali può influenzare la guidabilità al punto da compromettere nei casi più gravi anche la sicurezza.

Anche qui è sempre la destinazione d’uso a sciogliere eventuali dubbi. Quali sono i percorsi che si affrontano di solito? Qual è il dislivello? Competizioni o voglia di divertirsi o entrambe le cose?

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Una ruota con cerchio in fibra di carbonio offre le medesime qualità tecniche che si riscontrano nei relativi telai. La resistenza alle forze di torsione laterale permette di avere una ruota più reattiva e scattante rispetto ad una in alluminio. Il carbonio ha inoltre la possibilità di proporre profili aerodinamici a peso ridotto: risultati non raggiungibili nemmeno dal miglior alluminio. Ecco quindi che se amiamo i percorsi scorrevoli – asfalto e sterrati veloci a grana fine –, vogliamo risparmiare qualche centinaia di grammi e desideriamo avere un prodotto polivalente da utilizzare anche su strada pochi sono i dubbi: una buona ruota con cerchio in carbonio, mozzi robusti e cuscinetti ad alta scorrevolezza è la scelta giusta.

L’alluminio non è comunque da accantonare anche se paga dazio in termini di elasticità verticale rispetto al carbonio. É possibile comunque compensare questo leggero svantaggio con l’allestimento di una copertura con maggior sezione frontale: il rapporto costi/benefici quando si parla di alluminio può essere molto accattivante. Gli imperativi sono due sempre e comunque: freno a disco e predisposizione tubeless ready.

I canali interni dei cerchi tubeless ready consentono il montaggio di coperture ad uso stradale fino a sezioni assimilabili al mondo della MTB. 50 mm e oltre in qualche caso. Tutto dipende però dalle specifiche tecniche e dagli intervalli di compatibilità forniti dai produttori delle ruote. La mancata verifica di compatibilità ruota/copertone può generare uno stallonamento della copertura in fase di montaggio e marcia. Al di là questi spiacevoli imprevisti che si possono evitare prestando la giusta attenzione i vantaggi del cerchio a tenuta stagna sono molti: maggior confort di guida, ridotte possibilità di pizzicare, minori pressioni di esercizio ed eventuale utilizzo della camera d’aria in caso di foratura.

Non da ultimo c’è da operare una scelta sulla tipologia di battistrada. In genere da 28 a 35 mm le coperture gravel sono destinate a fondi veloci e scorrevoli. Pneumatici con sezione frontale maggiore possono presentare una tassellatura più pronunciata fino ad arrivare ad un battistrada chiodato in caso di attività con neve e ghiaccio.

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Woodchipper, cowchipper, cowbell o tradizionale? Ecco la famiglia dei manubri

La scelta del manubrio gravel è un’operazione piuttosto curiosa. Si tratta di una interpretazione in chiave moderna delle scelte operate dai pionieri del ciclismo eroico ad inizio ‘900. Basta prendere una foto della partenza del primo Tour de France nel 1903. Le pieghe manubrio all’epoca presentavano scampanature (flare out) più o meno accentuate a seconda delle esigenze del ciclista. L’asfalto all’epoca era un miraggio.

Allora come oggi una piega manubrio che presenta una scampanatura più o meno accentuata delle curve consente un netto miglioramento in termini di stabilità di guida su fondo sconnesso.

Prima di tutto però è necessario misurare la larghezza delle spalle ed a seguire è necessario capire le principali esigenze. I manubri gravel possono anche non richiamare direttamente i pari da strada, ma rimanendo nella famiglia delle curve manubrio possiamo distinguere quattro elementi.

  • Manubri woodchipper: presentano terminali dritti che virano verso l’esterno anche di 25˚/26˚ e una scampanatura frontale di 38˚ (flare angle) che richiamano in presa bassa uno stile di guida simile a quello di una MTB da cross country con il vantaggio di mantenere l’impugnatura media sulle leve freno e la presa alta tipica di un manubrio da strada. Angoli molto accentuati portano vantaggi in termini di alloggiamento di borse e bagagli per chi pratica il bikepacking. È adatto ai percorsi più impegnativi o a chi cerca la miglior soluzione possibile di stoccaggio sulla bicicletta
  • Manubri cowchipper: angoli di apertura attorno i 23˚/24˚ e un drop simile al tradizionale manubrio compact da strada. Il cowchipper è un manubrio cicloturistico adatto a chi cerca confort e guidabilità e a tutti coloro che amano passare la giornata in sella
  • Manubri cowbell: sono diventati d’uso comune anche su strada. Il flare angle di 10˚/14˚ permette una leggera introflessione delle leve freno tale da favorire una impugnatura che segue le curve fisiologiche senza incidere troppo sulla resa aerodinamica. Si presta al gravel veloce, agonistico.
  • Manubri tradizionali: sono le classiche curve manubrio “dritte” adottate su strada. Drop e reach possono variare differenziando così ulteriormente l’offerta in piega italiana, alla belga, anatomica o compact.

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